Representatio harmonica conceptionis S. Joannis Baptistae di Daniel Bollius
Intorno al 1615 l’ancora giovane Artemisia Gentileschi (1593-1653) dipinge “Salomè con la testa di San Giovanni Battista”, dimostrando quel realismo e forza espressiva che saranno caratteristiche di tutta la sua produzione pittorica che ancora oggi ci emoziona. La figura di San Giovanni Battista, carica, allo stesso tempo, di afflato messianico e cruda violenza, ispira in questi anni e per tutto il periodo barocco non solo pittori al pari della Gentileschi, ma anche compositori che affrontano il tema della vita del santo attraverso la produzione di oratori.
L’oratorio è un genere musicale di carattere sacro o moraleggiante, che nasce verso la metà del Cinquecento a Roma e si differenzia dall’opera lirica per la mancanza di azione scenica e personaggi in costume. Si apre solitamente con un brano strumentale – la sinfonia – per poi struttrarsi in un susseguirsi di arie dei diversi personaggi talvolta interrotto da insiemi corali o altri brani strumentali.

Nei primi anni ’20 del Seicento il compositore tedesco Daniel Bollius (1590-1642) è al soldo dell’arcivescovo di Magonza, Johann Schweikhard von Kronberg (1553-1626). Questi lavora nel territorio di Magonza per promuovere la Controriforma, sostenendo l’operato dei gesuiti e dei cappuccini. Mosso evidentemente dalla passione per San Giovanni, cui lo legava il nome di battesimo, fa costruire sulle sponde del fiume Meno un castello che chiama Schloss Johannisburg.
Analogamente Bollius scrive per uno degli ultimi compleanni dell’arcivescovo – o forse onomastico – quello che da molti musicologi è considerato il primo oratorio in stile italiano composto in Germania, la Representatio harmonica conceptionis S. Joannis Baptistae.

Il titolo ci rimanda alla famosa Rapresentatione di anima, et di corpo di Emilio de’ Cavalieri, messa in scena a Roma nel febbraio del 1600. Alcuni ritengono che l’arcivescovo Schweikhard abbia partecipato all’evento perché al tempo stava compiendo i suoi studi presso il Collegio Germanico Ungarico di piazza Sant’Apollinare. In realtà gli archivi del Collegio dicono che “Joannes Suicardus a Cronenbergh” è stato alunno dal 16 ottobre 1574 fino al 30 giugno 1575 e ha lasciato il collegio per motivo di salute (“propter valetudinem”) e anche “ingenium”, che potrebbe indicare il suo carattere un po’ particolare…

Una sua conoscenza diretta dell’opera del Cavalieri non è quindi facilmente ipotizzabile, a meno di un viaggio romano di cui non ci è giunta notizia. L’arcivescovo potrebbe aver richiesto a Bollius un’opera simile alla Rapresentatione di anima, et di corpo a seguito di un racconto da parte di qualche suo contatto romano, ma sarebbero passati più di 20 anni e l’idea, per quanto suggestiva, pare poco probabile.
Certo è che Bollius conoscesse approfonditamente lo stile vocale italiano, come testimoniano le citazioni nella Musica Pratica (1642) di Johann Andreas Herbst.
Se le due opere possono essere accostate per l’uso del recitar cantando e l’allusione a una “rappresentazione” visiva di quanto espresso vocalmente, esse non coincidono per l’apparato scenico richiesto dall’opera romana e non previsto per quella tedesca, che, come già detto, appare più una forma di oratorio.
La Representatio di Bollius si apre con una breve Sinfonia affidata a due cornetti e un fagotto, seguita dal Prologus con la profezia di Isaia su testo latino dall’Antico Testamento (Is. 59, 1-7). Essa, secondo un’esegesi cristiana, annuncia la venuta del Battista. Si tratta di un’aria per voce di contralto e basso continuo che ha ancora molti elementi cari al Rinascimento musicale italiano, in particolare i madrigalismi. Ne sia d’esempio la parola sagittam (freccia), per la quale Bollius utilizza un’improvvisa scala ascendente di sedicesimi, quasi a far scagliare la freccia stessa dalla voce del cantante. Più sottile il cambio di ritmo da binario a ternario per descrivere la frase in umbra manus saue protexit me (mi ha nascosto all’ombra della sua mano): la musica suggerisce quasi un abbraccio protettivo che accoglie e ristora.

Chiesa di S. Giovanni Battista detta del Gonfalone, Viterbo
Segue una seconda sinfonia per 2 violini, viola bastarda e organo, che conduce al primo atto; qui si svolgono tutti i fatti antecedenti alla nascita del Battista. L’arcangelo Gabriele annuncia a Zaccaria che presto avrà un figlio nonostante l’età avanzata, ma Zaccaria ha dei dubbi e viene punito con la perdita della parola. Elisabetta rimane incinta e dopo alcluni mesi riceve la visita della cugina Maria che tiene in grembo il Signore. Chiude il primo atto il Magnificat di Maria e una sinfonia per flautino, 2 flauti e basso continuo.
All’inizio del secondo atto viene descritta la nascita di Giovanni. Segue il cantico di Zaccaria che ha ottenuto la grazia di poter parlare nuovamente e infine ci viene detto che Giovanni crebbe, visse nel deserto e doveva iniziare il suo lavoro tra il popolo d’Israele. L’atto è chiuso dalla quarta sinfonia per cornetto, flauto, violino e basso continuo. Nell’epilogo troviamo l’antifona Puer qui natus est nobis a 8 voci. L’oratorio si chiude con la quinta e ultima sinfonia per 2 cornetti e fagotto.
