è una denominazione ispirata alla “teoria degli affetti”, cui in musica si rifece per primo il grande Claudio Monteverdi. La sua teorizzazione della “seconda prattica” portò innovativi sviluppi nella musica, che venne messa al servizio della parola imitandone ed ampliandone l’espressività, in un’atmosfera di turbinosa alternanza emotiva tra forti passioni.
Così il poliedrico intellettuale e musicista del tempo Athanasius Kircher descrive, nel trattato “Musurgia Universalis”, l’effetto della retorica sull’animo umano, paragonandolo a quello della musica: “La retorica […] ora allieta l’animo, ora lo rattrista, poi lo incita all’ira, poi alla commiserazione, all’indignazione, alla vendetta, alle passioni violente e ad altri effetti. […] Allo stesso modo la musica, combinando variamente i periodi e i suoni, commuove l’animo con vario esito.”
Non soltanto nella musica si dispiega questo appassionato sentire, basti pensare alle violente tinte della pittura caravaggesca, alle bianche sculture marmoree del Bernini, o alle ricchissime e spericolate architetture del Borromini.
Tutti i linguaggi artistici dell’epoca barocca manifestano, in forme diverse, le molte declinazioni del “pathos”, che viene stimolato ed esasperato dai forti contrasti espressivi. I momenti di quiete acuiscono il sentire, con ancor più coinvolgimento emotivo, la meraviglia, la sorpresa, la “furia” nell’improvviso insorgere della successiva turbolenza.
Dal richiamo a tale intensità nasce il nome nella nostra Orchestra, che si propone di offrire al pubblico interpretazioni ricche di vitalità e di calore, ancorate alla rigorosa preparazione storica ed interpretativa dei suoi protagonisti. Un’attenzione particolare viene dedicata ai compositori italiani, coniugando la ripresa di capolavori già noti al grande pubblico con la ricerca musicologica e la riscoperta dei tesori del barocco romano.